Giugno 2008 Il Ramarro – Codacons
Il recente rincaro di oltre 20 punti percentuali della tariffa di smaltimento dei rifiuti fa di Caltagirone il comune con il “caro-spazzatura” in assoluto più alto d’l’Italia. A fronte di un costo medio nazionale di 236 Euro per utenza, nella nostra città se ne pagano, infatti, ben 420.
Nella vicina Ragusa il costo corrispondente è di 210 Euro senza che la qualità del servizio soffra di particolari insufficienze, anzi. E’ del resto ormai risaputo che “in Italia questo tipo di servizio costa di più dove funziona peggio”. Ma persino a Napoli costa meno che a Caltagirone e costa meno anche a Venezia e a Firenze, città carissime per antonomasia. Al danno si aggiunge la beffa!
Il nuovo primato è conseguenza, in generale, della scadente politica regionale sui rifiuti (una emergenza ormai vergognosamente stabile) e, nello specifico locale, delle inefficienze imputabili alla società di ambito Kalat S.p.A. ed al nostro Comune che di essa è socio.
Fino a qualche anno fa Caltagirone vantava il lusso di una raccolta giornaliera di rifiuti a domicilio e questo almeno giustificava un canone alquanto più alto che altrove ma adesso che la raccolta a domicilio è stata abolita, che dai costi si possono detrarre i rimborsi del CONAI per le raccolte differenziate, che i conferimenti in discarica sono minori, che c’è il centro di compostaggio dell’umido, urge che qualcuno spieghi ai cittadini perché giusto da noi il costo del servizio debba sconfinare nell’insostenibile. Tra l’altro, in una città come la nostra che sempre più spesso appare come intorpidita e blindata, non ci risulta che da parte istituzionale sia stata creata una sola occasione di chiarimento sul tema e ci chiediamo sbalorditi come il Consiglio Comunale abbia potuto approvare un provvedimento così pesante, in danno dei cittadini, nel silenzio più totale.
Auspichiamo che presto arrivi un chiarimento e che le giustificazioni non siano solo e sempre addebitate al rincaro del gasolio, alla discarica lontana, alla necessità di coprire il 100% del costo o all’alto numero degli addetti.
Come si argomentava e si prometteva al tempo della creazione dell’ATO e dell’insediamento di Kalat-Ambiente, credevamo anche noi che in un territorio più vasto, con una visione più razionale e moderna del problema ed una gestione competente si potevano realizzare diverse economie da ridistribuire tra gli utenti in un regime che premiasse economicamente l’apporto che questi ultimi danno all’incremento delle raccolte differenziate. Invece niente, il calcolo dei costi da ripartire si è continuato a fare sulla base esclusiva dei metri quadrati, prescindendo dal comportamento più o meno virtuoso del singolo, anzi mortificandolo e disattendendo la normativa sulla TARSU che pure prevede di tenere conto delle quantità di rifiuti prodotti. Occorreva, ma non c’è stato, il coraggio di fidarsi dei cittadini e di investire sul loro coinvolgimento.
Del resto in una stazione ecologica ben gestita e finalizzata, col sistema dei bonus, delle smart card e altri ancora si possono raccogliere frazioni differenziate ad elevato standard di qualità e si possono informare ed educare gli utenti all’assunzione di comportamenti attivi piuttosto che lasciarli nella confusione, o nell’arbitrio davanti a una miriade di cassonetti, anch’essi utili ma in fase successiva. Grave in tal senso l’atto d’esordio del Comune che sospendeva la costruzione di due stazioni ecologiche finanziate dalla Regione già nel lontano anno 2000.
E’ altresì nostro convincimento che, a fronte dei mezzi tecnici e finanziari a disposizione di Kalat il rapporto costi-benefici sia particolarmente basso e che il risultato sia stato finora mancato; e adesso non sarà certo l’aumento del canone a far crescere la percentuale della differenziata; più tosto è prevedibile che accada il contrario e la nostra principale preoccupazione è che esso provochi disaffezione anche tra i cittadini più sensibili e possa essere utilizzato da chi sostiene che l’incenerimento tout court sia la soluzione vera, più economica e sbrigativa del problema.
Un primato triste che ci delude profondamente ma anche un primato, in parte, annunciato.
Per due anni e mezzo abbiamo formalmente chiesto tanto a Kalat quanto al Sindaco, più volte, di volerci fornire i dati ufficiali e dettagliati delle varie frazioni di rifiuti lavorate ma ad oggi attendiamo ancora una risposta. Evviva la trasparenza!
Soltanto lo scorso mese di marzo abbiamo visto apparire alcuni timidi numeri sul sito della società d’ambito, ma sono troppo generici, insufficienti, mancano i dati suddivisi per tipologia di rifiuto e soprattutto quello dell’umido lavorato al centro di compostaggio; ma adesso che la montagna ha partorito il topolino ci sono più chiari i motivi di questi silenzi.
In conclusione, delle due l’una: o l’invenzione di Kalat è solo un’opportunità dalle gambe corte più legata a rappresentazioni di ordine politico che funzionale agli obbiettivi di risultato da raggiungere nell’ambito gestito, e adesso sta tentando di scaricare sui cittadini il costo degli errori di una gestione allegra e superficiale, oppure è società d’ ambito in grado di generare i risultati positivi promessi e allora l’aumento della tariffa diventa incomprensibile e si tratta solo di un’errore amministrativo-contabile al quale bisogna porre urgente rimedio! Per quanto detto, a nome delle Associazioni “Il Ramarro” e “Codacons” e dei cittadini sottoscrittori
CHIEDIAMO agli organi rispettivamente competenti