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Nato da una idea del Vicepresidente Totò Regalbuto, il primo presepio costruito con materiali di recupero risale al 1998 (Villino Milazzo). Da allora, ininterrottamente, in posti diversi si è continuato a realizzarlo. Negli ultimi anni oltre alle tematiche dei rifiuti e del riciclaggio, si è cercato di dare un messaggio sulle tematiche ambientali attuali
IL PRESEPE DEGLI AVANZI……interamente realizzato con materiali di recupero
polistirolo, contenitori per alimenti, cartone, pezzetti di legno, plastica, etc. (pastori e tegole in terracotta)
5 dicembre 2009 – 10 gennaio 2010 Caltagirone – Galleria “L. Sturzo”
Ogni giorno, una gran quantità di oggetti considerati inutili, vengono buttati nella spazzatura. Questa cattiva abitudine comporta un aumento del volume dei rifiuti che finiscono in discarica, con conseguente aumento dei costi, e la ricerca continua di nuove aree da destinare a discarica, con conseguente impatto ambientale ed economico!
Eppure oltre l’’80% dei rifiuti può essere riciclato o riutilizzato, anche per costruire un presepio.
Riciclare significa risparmiare materie prime, acqua, energia. Ma sarebbe ancora meglio produrre meno rifiuti. Non è difficile, e solo questione di abitudine, a partire da quella di andare al supermercato con una o due borse di stoffa per non consumare sacchetti di plastica o di scegliere prodotti con imballaggio ridotto. E non crediamo che con i termovalorizzatori (leggi inceneritori), possiamo risolvere il problema: i rifiuti verrebbero bruciati e la polvere prodotta (velenosissima) verrebbe riassorbita da noi. Ed allora?
Ricicliamo o Riutilizziamo gli oggetti ma, soprattutto, Riduciamo la produzione dei rifiuti.
Ma il presepio del 2009 parla anche di altro: Paesi arroccati sulle montagne, territori a volte abbandonati al degrado, incendiati, devastati dall’ abusivismo, e poi… poi basta un pò di pioggia per far succeder il disastro.
Ed il mare con le sue navi affondate piene di veleni, il mare con le sue coste deturpate, il mare con i barconi di disperati in cerca di salvezza. Arrivano a migliaia, fuggono dalle guerre, dalla disperazione. Non hanno nomi, non hanno volti, non sono nessuno. E quando arrivano, se arrivano, sono ignorati, schedati come delinquenti, rinchiusi in “centri di accoglienza” (leggi centri di detenzione).
Ed è in mezzo a questi “avanzi” che abbiamo fatto nascere il “nostro Gesù”.
I contributi raccolti saranno utilizzati per finanziare le iniziative del Ramarro (i contributi del 2008 sono stati interamente utilizzati per finanziare il progetto “Femme Africaine” in Ciad)
Un presepe per la sostenibilità (natale 2008)
Le persecuzioni e le guerre assurde, anche di religione, che diventano fabbriche di profughi; la fame o la privazione dei diritti che spingono molti, troppi, a lasciare la loro terra e, in tanti casi, a vivere con meno di 2 dollari e meno di 5 litri di acqua al giorno: sotto il minimo vitale; la ricchezza mondiale distribuita con sempre crescente iniquità; i campi minati che creano ogni giorno decine di vittime, soprattutto tra i bambini; muri e filo spinato senza senso che tagliano in due le città e le case ma che non potranno mai separare il bene dal male; la desertificazione e il surriscaldamento del pianeta; i cambiamenti climatici e il dissesto ambientale; il mare che lentamente muore, il pericolo rifiuti e il rischio inceneritori: un rimedio assai peggiore del male; le crisi del sistema, del petrolio e delle materie prime che generano altre crisi, a catena; le manipolazioni genetiche senza scrupoli; strutture e macchine sempre più invadenti e distruttive; un potenziale bellico con il quale la terra potrebbe essere totalmente distrutta non una ma ben 16 volte…..
Minacce, mostruosità, emergenze e contraddizioni che ormai assediano, con l’intento di strozzarla, una civiltà che paradossalmente tende ad abituarsi invece di reagire.
In un mondo così diviso e lacerato, nel quale ognuno sembra perseguire interessi divergenti che esasperano le condizioni di insostenibilità piuttosto che attenuarle, è persino difficile accorgersi e godere della straordinaria bellezza che in tanti posti ancora resiste: la paura che genera altra paura, in una spirale apparentemente senza fine, troppo spesso ce lo impedisce.
Ecco perché abbiamo scelto di rappresentarle simbolicamente tutte insieme, in questo nostro presepe, grigie e cupe come ombre, le brutture che incombono sulla terra e su ognuno di noi, in contrasto con l’armonia di un centro storico ideale che potrebbe anche essere il nostro o, comunque, raffigurare il mondo cosiddetto “sviluppato”.
Abbiamo viceversa dipinto di bianco la tenda sotto cui collocare la natività, che per noi è attesa ma anche riscatto, cambiamento, Pace vera. Chissà che tutto questo non serva a farci pensare e a farci prendere una posizione più ragionevole, prima che sia tardi!
Siamo soltanto una piccola associazione locale ma cerchiamo di non farci sfuggire il senso del globale e non rinunciamo a dare una nostra valutazione ai fatti piccoli o grandi, che poi fanno la storia. Lavoriamo volontariamente, idealmente e anche molto concretamente, per il riscatto e la salvaguardia ambientale come condizione indispensabile ed irrinunciabile di qualità di vita, sosteniamo il Movimento per la Decrescita Felice, crediamo che i boschi si possano ancora salvare dall’abbandono e dai rifiuti, dalla speculazione e dal fuoco… e piantiamo alberi tutte le volte che possiamo.
Ogni giorno, una gran quantità di rifiuti considerati inutili, vengono buttati nella spazzatura. Questa CATTIVA abitudine comporta un aumento del volume dei rifiuti da conferire in discarica (con conseguente aumento dei costi) e la ricerca continua di nuove aree da destinare a discarica (con conseguente impatto ambientale ed economico)
L’80% DEI RIFIUTI PUO’ ESSERE RICICLATO
polistirolo recuperato da imballaggi, cartone, plastica, vetro, lattine di alluminio, cassette della frutta, contenitori vari, pezzi di tavole, se opportunamente lavorati POSSONO ESSERE RIUTILIZZATI, anche per costruire un presepio o un albero di natale.
UN PRESEPE PER LA SOSTENIBILITA’ (natale 2007)
Ancora una volta il presepe, la più suggestiva tra le forme rievocative della nostra tradizione popolare, ci offre l’occasione per alimentare un confronto sulle cose che di più hanno colpito la nostra sensibilità durante l’anno o su cui ci sembra giusto ritornare. Non per il gusto di emettere giudizi tanto facili quanto inutili, bensì perché crediamo che il parlarne possa già da solo rappresentare un parziale rimedio o almeno una utile forma di prevenzione. Per farlo prendiamo, ahimé, spunto da fatti che riscontriamo nel nostro quotidiano ma siamo perfettamente consapevoli che si tratta di situazioni pressoché identiche in tantissime altre realtà… specialmente della nostra Sicilia.
La lotta agli incendi boschivi dolosi è senz’altro la prima delle riflessioni con cui ci auguriamo di stimolare consapevolezza, dibattito culturale, cambiamento.
Non è un caso che la metà dei roghi verificatisi in tutta Italia quest’anno sono stati appiccati in Sicilia ed in Calabria, così come non è un caso che più della metà delle morti a causa di incendi si sono verificate in Sicilia: un bilancio pesantissimo e tristissimo che non può passare sotto silenzio come se tutto fosse scontato ed inevitabile.
Per questo abbiamo scelto di far nascere il Messia all’interno della nostra base di Renelle, anch’essa interamente percorsa dal fuoco insieme ad altre centinaia di ettari della riserva naturale di Santo Pietro, proprietà del Comune di Caltagirone. E’ vero che un incendio ogni 50-60 anni può anche produrre effetti benefici e fortificare gli ecosistemi ma la frequenza con cui assistiamo impotenti al sistematico saccheggio del nostro territorio naturale non lascia purtroppo molto spazio per le illusioni.
Noi non sappiamo se ci sono rimedi sicuri a questo trend così negativo ma dovremmo almeno sentire il bisogno di provare ad inventare qualcosa da noi stessi oppure a prendere esempio da paesi che sotto questo aspetto risultano molto più organizzati. E invece, niente…. il vuoto, l’incapacità, la rassegnazione, l’omertà.
Per concludere riportiamo una classifica che, molto meglio delle parole, spiega le cause e indica una possibilità. Si tratta del numero dei vigili del fuoco volontari (che affiancano i corpi stabili) in alcuni paesi, compreso il nostro, relativo ad ogni mille abitanti:
AUSTRIA
36,9 Impressionante!
FRANCIA
4,0
SLOVACCHIA
18,3
PORTOGALLO
3,8
POLONIA
13,3
GRECIA
1,7
GERMANIA
13,1
ITALIA
0,7 Fanalino di coda!
“i vigili del fuoco volontari non percepiscono alcun compenso per le loro prestazioni; vengono semplicemente autorizzati dai datori di lavoro ad assentarsi per far fronte all’emergenza per tutto il tempo necessario. I comuni poi pensano a risarcire i datori di lavoro. Tale prassi consente di impinguare le fila quando serve, è più agile senza essere meno efficace e soprattutto ha dei costi molto più accessibili rispetto a quelli dei corpi permanente. “
Dati tratti dal quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine”- ottobre 2007
Qualcuno dovrà pur svegliarsi e capire che fare qualcosa di serio, per il
controllo del territorio, è possibile: ne abbiamo urgente bisogno!
Un altro capitolo è quello che riguarda i centri storici a causa delle condizioni di emergenza in cui versano e dove, per quanti sforzi si facciano, degrado e abbandono sembrano inarrestabili. Ci riferiamo a quella parte di centro storico appena fuori dalle due o tre strade “eleganti”, quella dove vivono gli anziani pensionati sociali gli extra comunitari, i disoccupati, i meno fortunati; e anche a quelle parti ormai vuote e abbandonate che aumentano mentre le periferie si gonfiano in un modo che appare poco o nulla sostenibile.
Eppure sappiamo tutti che i flussi turistici più consistenti premiano quelle città con i centri storici che meglio hanno saputo coniugare la vivibilità con il recupero e la salvaguardia del patrimonio urbano in uno alla sua identità culturale. Conosciamo la cura ma rimandiamo sempre il giorno in cui cominceremo a prendere la medicina; a volte trascorrono anche 20 e più anni tra l’approvazione di un piano, anche parziale, di recupero e l’inizio dei lavori.
Anno dopo anno, invece, il governo delle città, specie di quelle che hanno la fortuna di fregiarsi di riconoscimenti prestigiosi, dovrebbe contemplare programmi mirati ed interventi migliorativi specifici, per i quali non sempre sono richiesti investimenti ingenti. Molte cose si potrebbero sanare o evitare, semplicemente vigilando di più, stimolando più attività culturale sia diretta che indiretta, incentivando, con piccoli aiuti, comportamenti attivi e positivi…
Intrusioni pericolose, sparizioni allarmanti, scarsa cultura dei luoghi, serbatoi multicolori, infissi in alluminio, fili, tubi, parabole e condizionatori selvaggi, intonaci assurdi, automobili ovunque, abbandono diffuso: tanti problemi, praticamente ancora tutti da risolvere.
I centri storici richiedono maggiore competenza e serietà d’intenti!
La produzione di energia da fonti alternative come il solare fotovoltaico, di carburanti per auto trazione più ecologici, la lotta serrata allo spreco dell’ acqua, il recupero ed il riutilizzo delle materie prime sono altri importanti messaggi che abbiamo voluto ripetere con questa nostra ricostruzione ricca di simboli.
I TRE PERCHE’ DI UN PRESEPE ECOLOGICO Ovvero: prima che sia tardi
Convinti come siamo che realizzare un presepe sia anche un modo creativo per esprimere una attesa che è piena di tanti significati e che il gesto stesso di farlo ci aiuti a proiettare noi stessi e i nostri sogni in quella atmosfera sospesa tra il reale e l’immaginario, dove tutto appare possibile e concretizzabile, ci è venuto facile, quasi spontaneo coniugare la tradizione con l’utopia e abbiamo inteso preparare, per la venuta del Bambino Gesù, un contesto farcito di alcuni elementi insoliti, forse estemporanei ma sicuramente idonei a rappresentare l’ambiente ideale in cui ci piacerebbe, oggi, compiere l’attesa di un mondo più giusto e anche più ecologico.
In sintesi, ed in buona fede, abbiamo creduto di poter affidare a quest’opera alcune nostre legittime aspettative di sostenibilità ambientale immaginandole, auguralmente, prossime a nascere e a diffondersi su tutto nostro pianeta.
Il 95% del volume dei materiali qui utilizzati proviene dalle pattumiere delle nostre case o dai pubblici cassonetti; si tratta quindi, almeno temporaneamente, di materiali scampati alla discarica. Ciò malgrado ancora eccessive sono le quantità di risorse riutilizzabili che finiscono, a costi sempre più alti in discariche di fortuna e, come bombe ad orologeria, andranno puntualmente a compromettere il futuro dei nostri figli.
La questione energetica è l’altro grande tema sul quale troppo tempo si è perduto e per cui occorre fare in fretta, prima possibile! Come tanti, pensiamo anche noi, che uno sviluppo fondato su consumi sempre più alti di combustibili fossili non sia, per nessuno, uno sviluppo sano e ci preoccupano i tanti ostacoli che (specialmente in Italia) ancora si frappongono tra la realtà e i buoni propositi: la direttiva europea 2001/77/CE, recepita dalla normativa italiana con il Decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387, prevede che entro il 2010 il 22% del consumo elettrico in Europa debba essere generato da risorse di energia rinnovabili ma in atto l’Italia supera di poco il 6%.
Forse siamo ancora in troppo pochi a pensare che una buona politica di lotta agli sprechi e di incentivi al risparmio costi relativamente poco e soprattutto equivalga alla chiusura di almeno un paio di grosse centrali da 10.000.000 di TEP (tonnellate equivalenti di petrolio), senza considerare le conseguenze climatiche e meteorologiche.
Alla pari dei precedenti, l’acqua rappresenta il terzo sintomo di malessere del pianeta; la mancanza di acqua è certamente il più ingiustificabile tra i tanti fattori di discriminazione che ancora affliggono gli uomini rendendoli diversi tra loro: l’assenza del minimo vitale di acqua minaccia il fondamentale diritto alla vita di ogni essere umano; quando si toglie l’acqua ad un popolo gli si tolgono anche speranza e dignità. E le popolazioni che vanno incontro a questo rischio sono purtroppo in aumento.
Anche qui da noi, nel ricco occidente, l’acqua comincia ad essere una sorta di nervo scoperto molto sensibile, ed è già partita la guerra silenziosa per il controllo delle fonti di approvvigionamento a scopo speculativo. Anche in questo campo sarebbe fondamentale una seria politica di controllo pubblico e di incentivi al risparmio e al recupero; ma troppo spesso si preferisce nascondere la testa sotto la sabbia o rinviare.
Ecco perché, mentre confermiamo il nostro impegno a fare del nostro meglio, ci piace pensare che questa nostra interpretazione, così attualizzata e motivata del Presepe, possa colpire l’immaginazione dei cittadini e stimolarne il consenso e possa altresì servire a convincere chi ci governa a decidersi a fare sul serio: prima che sia tardi!