A proposito del convegno “Salvare Santo Pietro” tenutosi su iniziativa dell’Enalcaccia, ….proveremo ad elencare senza commentarle, le tante cose che paradossalmente, ma non troppo, possono accomunare ambientalisti e cacciatori sia sul piano dei principi che su su quello degli interessi immediati.
a) un profondo amore per la natura ed il desiderio di vita all’aperto;
b) la conoscenza del territorio e dei fenomeni biologici connessi;
c) la consapevolezza del progressivo degrado che umilia il nostro bosco, specialmente a causa degli incendi dolosi, e la voglia sincera di salvarlo con misure efficaci non più rinviabili;
d) il rammarico per la superficialità e/o la pesantezza di certi interventi compiuti da taluni organismi preposti al controllo e alla salvaguardia;
e) l’immobilismo scaturito dall’applicazione di norme di salvaguardia di una riserva che se non decolla non potrà mai mostrare il suo aspetto buono nonchè l’approssimazione con cui sono state delimitate le zone;
f) il desiderio di vedere Santo Pietro investito finalmente da uno sviluppo anche turistico, sociale e culturale;
g) l’opportunità derivante dalla rottura di certi equilibri naturali, di tenere sotto controllo specie eccessivamente prolifiche come quelle dei conigli;
h) l’insipienza politico-amministrativa del Governo Regionale che non trova nulla di meglio che rinviare in continuazione. ….
A noi ambientalisti quella della R.N.O. che nel suo regolamento contempla piani di abbattimento e/o prelievi venatorie per specie in forte esubero numerico sembra un punto di partenza condivisibile e pacifico per tutti in quanto già previsto.
Quello che invece ancora dovremmo entrambi conquistarci è una garanzia di partecipazione paritetica all’interno dell’organismo gestionale, cosa che al momento la legge istitutiva non prevede. Ma anche in questo la prassi non può non vederci uniti. Per il resto noi ribadiamo la utilità della istituzione della Riserva come strumento per evitare speculazioni e gesti arbitrari, per avviare il restauro della Macchia Mediterranea nel suo complesso, per coordinare i piani di intervento effettuati dall’Azienda Forestale avviandoli su parametri ecocompatibili anche sotto il profilo della qualità della occupazione e per ottenere fondi di gestione che incentivino anche attività agricole biologiche, artigianali e di fruizione turistica.
Voi cacciatori invece, … avete al vostro interno una gamma variegata di proposte per salvare il bosco. Esse vanno dalla semplice negazione di qualsiasi strumento di tutela ( ma i sostenitori di questa tesi non mi sono sembrati molto numerosi) alla costituzione di un consorzio tra cacciatori e ambientalisti per una gestione differenziata di parti del territorio. Ove realizzabile questa seconda ipotesi potrebbe si portare a risultati positivi per effetto di una sana competizione tra modelli diversi ma contiene il limite di escludere tanti altri soggetti pure ugualmente interessati, per esempio gli agricoltori, e il rischio di trasformare nei fatti il bosco stesso in una sorta di nuova Berlino…….
I presupposti per continuare a discutere non mancano e la soluzione occorrerà inevitabilmente trovarla dentro la legalità e in comune perchè comune è il bene da custodire e tramandare, anche a costo di dovere, ognuno per conto nostro, sopportare qualche rinunzia.
4.3.97