A causa del violento nubifragio abbattutosi su Caltagirone nel novembre scorso, l’Amministrazione Comunale, per tramite i suoi uffici competenti, ha proceduto al taglio di un notevole numero di alberi appartenenti al patrimonio arboreo della Città.
Quanto abbia influito la calamità naturale sulla speditezza delle operazioni di taglio necessitate e/o precedentemente programmate, e in che numero complessivo e in quali siti, non ci è dato di saperlo.
L’avere unificato procedure d’urgenza (sembra anche notturne) a tagli programmati ha destato, in tanti cittadini serie perplessità e preoccupazioni.
L’occasione impone una riflessione in grado di coniugare interessi magari diversi, in una forma non di contrapposizione ma di integrazione e di confronto, anche perché la necessità di operare un profondo mutamento culturale capace di orientare tutti quei provvedimenti amministrativi a favore di un maggiore impegno nelle politiche ambientali e di una più efficace programmazione nelle misure di prevenzione e di tutela sembra condivisa da tutti , anche dall’attuale governo della Città: lo conferma il Regolamento del Verde recentemente approvato con delibera di Consiglio Comunale n°.170 del 18.12.2002.
Certo, il regolamento vigente non ha la pretesa di risolvere il notevole problema dell’ impatto prodotto dagli insediamenti umani, ma è solo un primo passo.
Sta ora alle forze politiche e alla coscienza dell’intera cittadinanza far si che la strada intrapresa non finisca poi per enfatizzare altre emergenze che nel “contesto paesistico” continuano a vedere sempre e solo un contenitore indifferente di scelte insediative, magari regolate dal primo finanziamento che capita.
L’auspicio è che il governo di questa città avverta la necessità di un’ulteriore opzione politica, che preveda una compensazione reale delle perdite di patrimonio naturale, per intere aree (all’interno del perimetro urbano e nella immediata periferia) e non per singole piante da rimpiazzare o per perequazioni volumetriche. Una opzione politica in grado anche di incentivare, collateralmente, un processo di forte identificazione che veda nel verde un elemento irrinunciabile di identità culturale dei luoghi.
Ciò, non significa che laddove una trasformazione fisica sia necessaria o opportuna non debba attuarsi oppure, che piante di alto fusto e di notevole grandezza debbano continuare a vivere costrette in aiuole larghe 80 cm e delimitate da pavimentazioni impermeabili estese in misura sufficiente a rendere la vita arborea impossibile, la viabilità difficoltosa, la sicurezza dei cittadini precaria; ma nemmeno significa soluzioni eccessivamente sbrigative che cancellano i tempi in cui per prolungare la vita di un albero, oltre a cercare tutte le possibili soluzioni, si ricorreva anche all’ uso di tecniche specialistiche d’avanguardia di provenienza esterna.
Insomma, è tempo che il Comune si doti di un Piano del Verde che interagisca armoniosamente con le previsioni del nuovo Piano Regolatore Generale e soprattutto con il “Piano Paesistico Regionale”.
Un Piano del Verde (strumento di governo complessivo del territorio comunale) sviluppato dalle migliori capacità tecniche acquisibili e adottato, solo dopo un ragionato percorso democratico che abbia riscosso la più ampia adesione di volontà possibile da parte della cittadinanza fruitrice e proprietaria. Uno strumento quindi capace di porre fine non solo ai problemi attuali che già incidono pesantemente sul patrimonio naturale-vegetale della Città, ma anche a quelli che, stando così le cose, non tarderanno ad arrivare successivamente.
Tanto basta, a rendere chiara la posizione della scrivente associazione in merito ai fatti accaduti, rispetto ai quali permane seria preoccupazione.